La luce scivola radente e leggera sulle facciate delle case del Lungadige, tacita si appoggia su balconi fioriti, tetti, abbaini, comignoli in attesa, si annida tra le decorazioni di Palazzo Maffei in Piazza Erbe, si unisce alle voci che salgono dai tavolini dei bar e, come musica sottile, oscilla sulle barche che addormentate ondeggiano sul lago, mentre un chiarore soffice come bambagia percorre siepi, cespugli, alberi giocati su variegate gradazioni tonali, distese e vallate in lontananza, fino all'addensarsi dello scuro del fogliame di una folta vegetazione all'orizzonte.
Queste atmosfere di bellezza emergono negli acquerelli e nelle incisioni di Rino Guandalini che dipinge fin da giovanissimo magiche emozioni senza tempo e sa tradurre con delicata armonia luoghi segreti che incantano per la semplicità e seducono come dolcissimi sogni.
L'Artista, che ha coltivato la sua formazione presso importanti Accademie e Scuole d'Arte, affonda le sue mani nella Natura, dentro la Natura, in una sorta di identificazione, di compenetrazione con i suoi ritmi: sono emozioni di un dipingere che vibra all'unisono con il ciclo vitale, con le tinte dei teneri germogli sbocciati ai primi tepori in primavera, che maturi si offrono festosi alla calura del solleone, si smorzano e appassiscono nei bruni, rossi e gialli dell'autunno, fino al biancore delle radure folte di pini carichi di neve, sullo sfondo di una panca fiorita di cristalli, lungo sentieri e rivoli sfumati che sanno di abbandono.
Marifulvia Matteazzi Alberti
“In linea di principio, l’opera d’arte è sempre stata riproducibile”. E’ questo l’inizio del saggio di Walter Benjamin “ L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”. Ma sull’ enunciato è necessario operare un distinguo. Infatti esiste una grande differenza tra il fatto che un’opera venga riprodotta da terzi ( per studio o diffusione ) , o che questa invece, fin dall’inizio, sia creata come oggetto autonomo, atto ad essere moltiplicato in un numero potenzialmente illimitato di esemplari.
A questo secondo caso appartengono le tecniche di stampa che si propongono come vero e proprio esercizio creativo, impostato su procedimenti e stilemi scelti dall’artista stesso per comporre un’opera assolutamente personale e originale.
Su questa linea si svolge l’esercizio di Rino Guandalini che attraverso l’arte dell’incisione fa emergere il suo sentimento della realtà. Ne sono fonte di ispirazione le vedute della città di Verona ed i paesaggi del Garda. Assolutamente accurato il processo tecnico che coniuga il gusto del particolare alla strategia dell’insieme con un segno risoluto, mirato, privo di sbavature o ripensamenti. Una sicurezza che denota una notevole capacità disegnativa e la prensilità del “colpo d’occhio” che della visione sa cogliere sia l’aspetto realistico che di artisticità.
L’opera di Guandalini non può essere circoscritta al puro descrittivismo del vedutista, anche se si impone per il gusto del taglio scenografico, per la rigorosa logica prospettica necessaria alla definizione di un unicum spaziale in cui misurare linee e volumi e dove individuare i valori degli effetti chiaroscurali in nome di una volontà di ordine e di equilibrio. Il paesaggio architettonico della città non si limita alla mera citazione. Verona appare come un luogo psicologico di movimento e sensazioni. Le suggestive ombreggiature, le angolazioni insolite, la distesa a grandangolo degli edifici rimandano non solo alla storicità della città, ma al senso di luogo come identità fra esseri umani.
Ogni monumento sembra serbare impronte di vite passate e presenti. Le pietre sanno parlare, le strade contenere vicende globali e personali, l’aria vi circola con passo leggero, impalpabile ma sicuro del suo andare verso una verità di bellezza, i cieli limpidi o nuvolosi riecheggiano stati d’animo di serenità o contrasti.
Osservare un’opera di Guandalini è come passeggiare per piazza delle Erbe o piazza Brà scoprendo particolari a volte ignorati, e avvertendo la presenza di quel genius loci che rende la città irripetibile, fonte di inesauribili suggerimenti per l’artista che ne sa captare le voci.
Anche le vedute dei paesi del Garda pur nella precisione dei tratti non sono mai rigide. Il moto dell’acqua si specchia sulle facciate delle case, tra le foglie degli alberi delle piccole piazze, sullo scafo delle barche in attesa di vicine avventure.
Dietro la pressione di ogni segno, c’è una riflessione che della realtà prende solo lo spunto per addentrarsi nel significato che sta oltre l’apparenza e che è il più autentico per comprendere e raccontarne l’anima.
Vera Meneguzzo